“Marley era morto, tanto per cominciare, e su questo non poteva esserci il minimo dubbio” Con queste parole enigmatiche inizia una favola simbolo stesso dello spirito del Natale.
Era il 1843 e il romanziere inglese Charles Dickens, stupì il mondo pubblicando in poche settimane una storia breve intitolata “A Christmas Carol”.
Letteralmente “Un Canto di Natale”, il quale si propose di essere breve e incisivo come una canzone, facendo breccia nei cuori di chi lo avesse letto.
Ed è proprio così.
Uno spumoso cocktail di atmosfera e mistero, di personaggi indimenticabili e di frasi-simbolo, di buoni sentimenti e un ritratto sociale di quello che fu uno dei periodi più brutti (socialmente parlando) della storia: l’età vittoriana.
La storia mescola insieme due generi: la storia di fantasmi unita alle atmosfere magiche del Natale, creando un vero e proprio gioiello.
La scelta di questa ambientazione si basa (anche stavolta) sull’idea ormai diffusa che nella notte tra il 24 e il 25 Dicembre, qualcosa di magico e di inaspettato va ad accadere. a valenza magica di questa notte, come visto nelle ultime puntate di “Fairy Tale”, non dovrebbe più sorprendere ormai.
Nel caso di Dickens, la presenza del soprannaturale ha un intento moraleggiante, poiché i fantasmi saranno i promotori del ravvedimento del protagonista e, di conseguenza, alla esaltazione massima di quella che è l’idea di un Natale realmente sereno e gioioso.
Il racconto narra di un uomo estremamente ricco e avaro di nome Ebenezer Scrooge che, nella Notte di Natale, riceve la visita del fantasma del suo vecchio socio; egli lo avverte che riceverà la lezione di tre spiriti, che lo aiuteranno a comprendere il vero significato della festa.
Questo farà si che Scrooge divenga un uomo nuovo, più amato e molto più felice.
L’idea alla base (sulla quale poi venne costruito il resto) è che l’avidità è la freddezza verso gli altri, sono più accentuati nel periodo di Natale. E che questa festa debba essere un richiamo per l’amore e la generosità.
Una versione elaborata dell’equazione greca kalos kai agathos, ovvero ciò che è bello è anche buono, e viceversa.
Per questo motivo, quando Dickens presenta il secondo spirito, quello dei Natali presenti, lo simboleggia come circondato da tante cose buone da mangiare: poiché la bontà del cuore si tramuta in bontà anche di palato e di sapori concreti.
La prima volta che il Canto di Natale e l’arte entrarono a contatto fu quando fu illustrato dal caricaturista John Leech.

Le immagini che regalò alla storia sono genuine e piene di dettagli, secondo quanto raccontato. I personaggi che disegna sono anche caratterizzati dalle loro caratteristiche fisiche.
Scrooge e Marley sono secchi e spigolosi, mentre, ad esempio, i personaggi alla festa di Fezziwig sono tutti rotondi e rubicondi. Secondo questa linea estetico-letteraria, chi riesce a “cibarsi” dell’amore degli altri e delle feste, è più felice e in salute. Anche perché nel 19esimo secolo, una linea più abbondante era segno di una buona condizione.
Per la favola di Natale di oggi, The Blue Drop vi presenta le opere di un artista e illustratore contemporaneo.
P. J. Lynch, illustratore di libri, il quale, fra le sue varie opere ha illustrato proprio il Canto di Natale.

Con uno stile incredibilmente raffinato, le sue illustrazioni hanno un taglio piuttosto cinematografico.
In ogni scena l’artista si trova in un punto sopraelevato oppure nell’angolo, come se fosse disegnatore e narratore allo stesso tempo.
Ogni disegno è ammantato da una atmosfera fumosa negli interni e nevischiosa negli esterni.

L’intento potrebbe essere quello rendere ogni illustrazione, oltre che una finestra sulla scena, anche uno scorcio di elementi chiave che caratterizzano il libro nella sua unicità iconica.
La stampella del piccolo Tim, le catene di Marley, la cappa del terzo fantasma muta, i ghigni malefici delle persone felici dopo la morte di Scrooge, finanche alla sua tenuta da notte con il berretto.

Sono scene uniche, che raccontano una favola gotica che andando avanti con storia diventa sempre più tiepida fino a concludersi nel trionfo dei buoni sentimenti, dell’amore e della generosità verso gli altri.
Sentimenti che a Natale dovremmo tenere vivi. Anche perché lo spirito non si ammala mai. Perciò da parte di The Blue Drop, un felice Natale.
E come dice il piccolo Tim, nella fine della storia.
“Che Dio ci benedica, ognuno di noi!”
Fairy Tale – “Canto di Natale“
Tutti i Giovedì, anche su Instagram
(Dedicato alla Notte di Natale, un momento per me ancora più speciale)
This post is also available in: Inglese
Leave A Reply